Pilllole educative

Il gioco nei bambini piccoli...
Il gioco è una attività spontanea e libera.
I bambini di oggi giocano come i bambini di ieri.
Giocano come loro anche se in maniera diversa.
Cercano, attraverso il gioco, di scoprire, riconoscere e comprendere il mondo  che li circonda.
Anche nei bambini piccolissimi il gioco è molto importante perché giocando, il bambino si rende conto che intorno a lui c’è un universo fatto di cose, di persone, suoni e percezioni.


I bambini giocano sempre...
Intorno al bambino, normalmente, ci sono tanti stimoli.
Non c’è sempre bisogno di organizzare dei momenti precisi o dei materiali predisposti.
Infatti per un bambino diventa gioco: un solo cassetto che non si apre, uno scalino da superare, un oggetto da spostare, una cordicella da tirare..., la magia dell’acqua, del fango, della terra, della sabbia...
Quasi sempre i bambini si divertono con materiali poveri e di recupero; non c’è bisogno di acquistare giocattoli costosi ed accattivanti.

 

Ed i giochi tecnologici?
La tecnologia ha abituato tutti a considerare un cellulare o un tablet come oggetti di uso quotidiano.
I bambini ci guardano: per loro noi adulti siamo dei riferimenti forti, figure affettive da imitare.
Questo però non significa che loro debbano usare tutti gli strumenti che noi stiamo usando. I piccolissimi non avrebbero bisogno di utilizzare schermi di smartphone, tv o tablet.
Quello che conta è farne, casomai, un uso limitato, intelligente e controllato. Un uso che richiede a sua volta una azione educativa consapevole ed intelligente.
E’ una bella sfida per i genitori e per chi si occupa di educazione.

 
 
Ogni bambino
è diverso dall’altro
ed ogni bambino
ha i propri tempi
che avrebbe il diritto
fossero rispettati.


 
Le manine raccontano
I bambini piccoli amano ascoltare le storie, non tanto quelle classiche, troppo lunghe e complesse, ma quelle brevi.
Si possono improvvisare storie  utilizzando oggetti o materiali diversi.
Si può raccontare anche senza avere niente in mano…… O meglio, avendo in mano le proprie mani.

 
“Queste son le mie manine,
son sparite e non ci son più!
Queste son le farfalline,
volan via e non ci sono più..."









Mai aiutare un bambino
mentre sta svolgendo
un compito nel quale
sente di poter avere successo.



“Aiutiamoli a fare da soli”.
 (Maria Montessori)



 
Una prova della correttezza del nostro agire educativo è la felicità del bambino.
(Maria Montessori)


Prendere sul serio le emozioni dei bambini richiede empatia,
notevoli capacità di ascolto,
e il desiderio di vedere le cose dalla loro prospettiva.
(John Gottman)



Invece il cento c'è
Il bambino
è fatto di cento.
Il bambino ha
cento lingue
cento mani
cento pensieri
cento modi di pensare
di giocare e di parlare
cento sempre cento
modi di ascoltare
di stupire di amare
cento allegrie
per cantare e capire
cento mondi
da scoprire
cento mondi
da inventare
cento mondi
da sognare.
Il bambino ha
cento lingue
(e poi cento cento cento)
ma gliene rubano novantanove.
Gli dicono:
di pensare senza mani
di fare senza testa
di ascoltare e di non parlare
di capire senza allegrie
di amare e di stupirsi
solo a Pasqua e a Natale.
Gli dicono:
di scoprire il mondo che già c'è
e di cento
gliene rubano novantanove.
Gli dicono:
che il gioco e il lavoro
la realtà e la fantasia
la scienza e l'immaginazione
il cielo e la terra
la ragione e il sogno
sono cose
che non stanno insieme.
Gli dicono insomma
che il cento non c'è.
Il bambino dice:
invece il cento c'è.
 
Loris Malaguzzi





Non è immaginabile che la nostra cultura possa dimenticare di aver bisogno dei bambini.
Ma si è quasi giunti a dimenticare che i bambini hanno bisogno dell’infanzia.



Accogliere
è un verbo complicato:
perché deve essere agito ogni giorno.



Che cosa fa il bambino quando... non fa niente?
E’ una domanda importante perché nell’infanzia
il non fare niente non esiste.
Il bambino fa sempre qualcosa.
Non si ferma mai, lo fa incessantemente
per tutto il tempo in cui è sveglio ed attivo.



Lasciamo che i bambini si divertano sporcandosi
e non blocchiamo questo loro bisogno.



Se mi insegni io lo imparo.
Se mi parli mi è più chiaro.
Se lo fai mi entra in testa.
Se con me tu impari, resta.



Ascoltare se stessi
è il punto di partenza
per sviluppare una relazione
improntata sulla crescita reciproca.



I bambini giocano fin dai primi momenti di vita,
come i poeti giocano con i suoni, con le parole.



Fare esperienza per i bambini è un modo  per conoscere,
per dar voce al proprio essere,
per dare sostanza ai pensieri.



Sì e No
Io so le parole più corte del mondo:
una dice sì,
l’altra dice no.
Devi saperle bene adoperare
perché da sole possono contare
più di un milione di parolone.
Ma non c’è orologio per segnare
l’ora di dir sì e l’ora di dir no.
Io come faccio?
Ascolto il cuore,
è lui il mio suggeritore:
ascolto, capisco,
e senza alcun timore gli ubbidisco.
(Gianni Rodari)



Il bambino piccolo esiste
solo se c’è un adulto accanto che gli dà voce,
che valorizza le sue competenze e potenzialità.



Filastrocca delle emozioni,
Per bambini allegri o musoni.
Se son triste una lacrima scende,
ma se esce il sole il sorriso splende.
Braccia conserte se sono arrabbiato,
ma se ho paura trattengo il fiato.
Spalanco gli occhi sorpreso mi sento,
poi con gli amici gioco contento.
Le provan tutti queste emozioni,
adulti, bambini, allegri o musoni.
E per finire la filastrocca
fare un giro ora mi tocca.
Batto le mani, faccio un saltino
E qui concludo con un inchino.

 


Che tu possa sempre sognare in grande,
sorridere sempre delle piccole cose, 
imparare ogni giorno una cosa nuova
e custodirla come un tesoro.
Che tu possa ogni anno 
essere felice del passato
e curioso del futuro.
Che tu possa essere
semplicemente felice.
Non chiediamo altro per te
se non che tu sorrida sempre, 
con le labbra, con gli occhi
e soprattutto con il cuore.



... ricorda il tempo,
prima che si indurisse la cera,
quando ognuno era come un sigillo.
Di noi ciascuno reca l’impronta
dell’amico incontrato per via.
(Primo Levi)


“Il piacere non nasce nel corpo,
ma nel contatto del corpo con le cose del mondo”
(U. Galimberti)


Queste mani son speciali,
noi giochiam coi materiali.
Pasta di sale, pittura e farina,
ci giochiam tutta la mattina.
Le nostre impronte noi lasciamo
e così ci divertiamo.
Se i libri fossero di torrone,
ne leggerei uno a colazione.
Se un libro fosse fatto di prosciutto,
a mezzogiorno lo leggerei tutto.
Se i libri fossero di marmellata,
a merenda darei una ripassata.
Se i libri fossero frutta candita,
li sfoglierei leccandomi le dita.
Se un libro fosse di burro e panna,
lo leggerei prima della nanna.
(R. Piumini)



Ci chiediamo con ansia:
chi diventerà,
cosa farà nella vita?
Questa attesa piena di angoscia
per ciò che sarà,
aumenta la nostra mancanza di rispetto
per ciò che è.
Diciamo:
il futuro uomo, il futuro lavoratore,
il futuro cittadino...
Ebbene no,
poichè i bambini sono stati 
e saranno sempre.
(J. Korczak)



I bambini,
sono veri e propri “esseri di linguaggio”
che  intendono e comprendono tutto,
anche se non sanno ancora utilizzare la parola
per farsi ascoltare.
(F. Dolto)


Dici: E’ faticoso frequentare i bambini.
Hai ragione.
Aggiungi: Perché bisogna mettersi al loro livello,
abbassarsi, scendere, piegarsi, farsi piccoli.
Ti sbagli. Non è questo l’aspetto più faticoso.
E’ piuttosto il fatto
di essere costretti ad elevarsi
fino all’altezza dei loro sentimenti.
Di stiracchiarsi, allungarsi,
sollevarsi sulle punte dei piedi.
Per non ferirli.
(J. Korczak)



Insegnerai a volare.
Ma non voleranno il tuo volo.
Insegnerai a sognare,
ma non sogneranno il tuo sogno.
Insegnerai a vivere,
ma non vivranno la tua vita.
Ma in ogni volo,
in ogni sogno
ed in ogni vita,
rimarrà per sempre
l’impronta dell’insegnamento ricevuto.
(Madre Teresa di Calcutta)



Quando guardo il tuo bel viso,
bimbo mio,
comprendo il perché della gioia,
che si spande in cielo,
nella luce del primo mattino,
della carezza del vento dell’estate
che mi sfiora per tutte le membra:
quando guardo il tuo bel viso.
(Tagore)



Il desiderio di apprendere
proviene dal dentro e non dal fuori.
E, nella sua imperfezione,
ogni momento è quello perfetto per l’apprendimento.
Invitiamoci ogni giorno
a capovolgere il nostro punto di vista.
Iniziando ad educare.
Partendo dal bambino.
Accogliendo i suoi interessi.
Accompagnandolo nella ricerca.
Facendogli dono della libertà
di scoprire le cose da solo,
con i suoi tempi, nei suoi spazi.
Rispettando e valorizzando le sue azioni.



Con ogni uomo
 viene al mondo
qualcosa di nuovo
che non è mai esistito,
qualcosa di primo
e unico.
(Martin Buber)



Occhio che vedi le luci e i colori:
dimmi se anch’io sono fatto di fiori.
Orecchio che senti i rumori ed i suoni:
quando io grido la voce ha dei tuoni?
Naso che senti le puzze e i profumi:
dimmi se anch’io faccio odore di fiumi.
Lingua che senti il dolce e il salato:
il mio sapore lo hai mai assaggiato?
Mano che tocchi le forme ed il colore:
questo tamburo che senti è il mio cuore.



Io credo che il compito dell’uomo
non sia quello di dominare la natura,
ma precisamente quello di coltivare:
coltivare se stesso
così come coltivare la natura,
proprio perchè non sono separabili.
Una coltivazione di me stesso
che non sia anche cultura della natura
non è cultura dell’anima.
E io non faccio separazione del corpo,
coltivazione dell’anima
e coltivazione della natura”
(Raimon Panikkar)

 
Il valore del tempo passato coi bambini
Vorrei confutare quello che è stato venerato quasi fosse un reperto sacro nella mitologia della vita contemporanea. Il tempo di qualità non è altro che un mito culturale. Non esiste, né è mai esistita, una cosa del genere. Quindi non dovremmo contare sul fatto che si verifichi da sé, né dovremmo cercare di crearlo. La realtà è che i momenti migliori con i nostri figli capitano in circostanze non preventivate e inaspettate - durante il viaggio in automobile per andare alla partita di calcio del sabato mattina, nel bel mezzo del bagnetto peraltro senza eventi di rilievo, o mentre ci si affretta a dare la colazione ai ragazzi e mandarli a scuola. Per quanto proviamo a esercitare il controllo su queste occasioni, i momenti di maggiore vicinanza e più preziosi con i nostri figli avvengono nei lassi di tempo in cui sono meno attesi: non possono essere organizzati o pianificati; semplicemente affiorano dal normale e monotono corso della vita quotidiana, quando genitore e figlio hanno trascorso un sufficiente tempo ordinario assieme. E’ in quel tempo ordinario che possono verificarsi attimi di straordinaria comunicazione e intimità
(W. T. Boyce)

Ci è molto piaciuto questo pensiero ed abbiamo pensato di condividerlo per riflettere insieme sul must del “tempo di qualità”. Per quella che è la nostra esperienza nel lavoro con le famiglie, infatti, vediamo troppo spesso un estremo affannarsi per creare occasioni straordinarie da proporre ai propri figli, soprattutto nel weekend. Come se quasi non fosse possibile nutrire la relazione in altro modo se non nella straordinarietà ed eccezionalità delle proposte. Si tende a pensare che siano basilari “effetti speciali” e momenti indimenticabili, quando invece, il più delle volte, gli istanti preziosi che rendono solida la relazione si nascondono nelle pieghe della quotidianità.
Affannarsi a tutti i costi per organizzare eventi eccezionali porta con sè diverse potenziali criticità:
  • sovraccarico e sovrastimolazione dei bambini, i quali rischiano di non avere occasioni per trascorrere un tempo tranquillo, in cui eventualmente anche annoiarsi, da soli o coi genitori. I piccoli, come i grandi, hanno necessità di momenti in cui ricaricare le batterie senza essere schiavi del “fare”. Momenti in cui semplicemente “essere” senza che sia richiesta una prestazione: anche “divertirsi”, infatti, per assurdo può essere vissuto dai bambini come un “compito”, per non deludere le attese genitoriali;
  • rammarico dei genitori quando vedono che il bambino non è così entusiasta delle proposte, si “comporta male”, “fa i capricci”, si lamenta, non partecipa come ci si era immaginati. Ciò può suscitare in mamme e papà un senso di ingratitudine che rischia di riversarsi nella relazione: “non sei mai contento” potrebbe diventare la cifra su cui il rapporto genitori-figlio si incastra, in un circolo di incomprensioni reciproche. Inoltre, frequentemente, i genitori si espongono anche al senso di “inadeguatezza” nel momento in cui, attraverso i social, continuamente confrontano la propria famiglia e le proprie “prestazioni sociali” a quelle altrui, col rischio di perdere di vista il rapporto reale con i figli;
  • scarso investimento sulla quotidianità, in attesa del momento apicale del weekend e/o dell’evento topico, col rischio di impoverimento della relazione educativa, la quale invece si nutre dei tanti micro-episodi giornalieri per costruirsi e fondarsi come porto sicuro a cui il bambino può riferirsi per la sua crescita.
Forse dovremmo rivalutare quel tempo prezioso, per quanto più o meno scarso, che tutti i giorni abbiamo a disposizione, imparando ad apprezzare ogni istante per quello che è, come importante mattone su cui edificare una relazione autentica, senza dover aspettare l’evento cruciale del giorno o della settimana o del mese.
Un tempo che non è sempre connotato da episodi positivi e piacevoli, perchè esistono i momenti di scontro, di discussione, di arrabbiature e delusioni. Ma è un tempo vero, non artefatto, dove adulti e bambini possono incontrarsi nella loro imperfetta Umanità, nelle fatiche come nelle gioie e imparare a stare insieme, componendo una musica originale, in divenire, unica e irripetibile, come ciascuno di noi.
(Da “Percorsi Formativi 0-6)
 


I capricci…che fatica!!!

I bambini non fanno i capricci! A volte usano solo un linguaggio differente, perché non conoscono altro modo
per esprimere il loro disagio…
siamo noi a dover tentare di interpretare questo linguaggio
come fossero parole che nascondono una richiesta di aiuto!”
 “Le lacrime di ostinazione e capriccio,
sono lacrime di impotenza, ribellione,
un disperato sforzo di protesta, una richiesta d’aiuto,
la dimostrazione che i bambini vengono bloccati e forzati
 un sintomo di malessere, sempre e comunque sofferenza
(J. Korczak)

Frustrazioni, aggressioni e crisi isteriche infantili
sono reazioni sistematiche
 e dovrebbero essere considerate
dalle figure di riferimento primarie
 come un prezioso feedback:
un feedback che i bambini forniscono loro
 a costo di grandi sofferenze.
Forse gli adulti hanno difficoltà a decifrarlo e comprenderlo,
ma una cosa dovrebbe essere chiara: non si tratta di un gioco.
(J. Juul)



Riconoscere quello che prova il bambino
non significa essere sempre d'accordo con lui.
Significa essere insieme a lui...
(E. Rossini/E. Urso)


 
Rispettare le emozioni di un bambino significa permettergli di sentire chi è, di prendere coscienza di se stesso in quel preciso momento. Significa considerarlo un soggetto unico, consentendogli di mostrarsi diverso da noi, una persona che ha il diritto di rispondere in modo del tutto personale alla domanda: chi sono? Significa anche aiutarlo a realizzarsi, a costruire il suo passato e immaginare il suo futuro, a prendere coscienza delle sue risorse, delle sue forze come delle sue mancanze.
(Filliozat)



Amici

Amico è una parola
che non sta mai da sola.
Sa dire: “Mi dispiace!”.
Sa dir: “Facciamo pace!”.
Non dice mai: “Va via!”.
Vuol stare in compagnia,
perciò sai che ti dico?
Voglio essere tuo amico!


Quando un bambino piange,
è bene non ignorare
il suo pianto
ma, al contrario, è utile
accoglierlo.



Le favole, dove stanno?
Ce n’è una in ogni cosa:
nel legno del tavolino,
nel bicchiere, nella rosa.
La favola sta lì dentro,
da tanto tempo, e non parla:
è una bella addormentata
e bisogna svegliarla.
Ma se un principe 
o un poeta a baciarla non verrà,
un bimbo, la sua favola,
invano aspetterà.
(G. Rodari)


I bambini
non sono problemi da analizzare,
ma persone
da accompagnare.
(M. Ius)


Se desideriamo che i bambini
crescano in buoni rapporti
con se stessi e con gli altri,
ricordiamoci di favorire 
il loro incontro quotidiano
con la natura.
Il gioco all’aperto
è un modo sano di confrontarsi 
con l’ambiente in cui si vive,
per imparare a rispettarlo
ed arricchirsi di diverse esperienze. 
Queste andranno a formare un bagaglio
che il bambino porterà con sé
per tutta la vita.
(H. Segrada)


Il piacere della lettura
si può conquistare molto presto nella vita,
come quello della musica.
Lettura ed ascolto nei bambini piccoli,
possono essere considerati sinonimi:
sta al genitore però
coltivare ed affinare
la naturale predisposizione del bambino
al piacere del suono e della parola,
in funzione della lettura
individuale che verrà poi.
(V. Merletti)



"Il bambino possiede 100 linguaggi
ma gliene rubano 99”
diceva Loris Malaguzzi.
I bambini si esprimono in molti modi
che devono essere valorizzati e ricercati,
come il linguaggio creativo, musicale,
grafico-pittorico.
I 100 linguaggi sono da leggere
come metafora
delle innumerevoli potenzialità
dei processi creativi e conoscitivi di ciascuno:
i bambini chiedono all’adulto
solamente di essere sostenuti.
(Tratto da Mondo 0-3)


I bambini
hanno la grandissima qualità
di riuscire a rendere
anche la più piccola scoperta
una esperienza
ricca di meraviglia.
Noi adulti, spesso,
non abbiamo più la capacità
di stupirci
di fronte ad un bel prato fiorito……
(C. Fiordelmondo)

 
Mostrai il mio capolavoro alle persone grandi, domandando se il disegno li spaventava. Ma mi risposero: “Spaventare? Perché mai uno dovrebbe essere spaventato da un cappello?”. Il mio disegno non era il disegno di un cappello, era il disegno di un boa che digeriva un elefante. Affinchè vedessero chiaramente che cosa era, disegnai l’interno del boa. Bisogna sempre spiegargliele le cose ai grandi... Questa volta mi risposero di lasciare da parte i boa e di applicarmi invece alla geografia, all'aritmetica, alla grammatica. Fu così che a 6 anni rinunciai a quella che avrebbe potuto essere la mia gloriosa carriera di pittore... I grandi non capiscono mai niente da soli ed i bambini si stancano a spiegargli tutto ogni volta.
(A. De Saint Exupéry)


 
Lo svezzamento non rappresenta solo un cambiamento alimentare, ma anche psicologico che tocca sia madre che bambino. Per entrambi si tratta di una perdita, una rinuncia: l’abbandono non solo di una abitudine ma anche di un legame molto intenso, viscerale. 
(S. Veggetti Finzi)


La caratteristica più importante dell’essere genitori è fornire una base sicura da cui un bambino possa partire per affacciarsi nel mondo esterno ed a cui possa ritornare sapendo che sarà sempre il benvenuto, nutrito sul piano fisico ed emotivo, confortato se triste, rassicurato se spaventato.
(Bowlby)

 







 

L’iper-protezionismo: qualcosa su cui riflettere
In questi tempi liquidi, le paure e le ansie degli adulti, rispetto al presente ed al futuro dei bambini, non si contano... Viviamo un’epoca di grandi trasformazioni, molto rapide, a tutti i livelli, ed a cui è difficile star dietro. Così, sovrastati da tutti questi cambiamenti repentini  e dalle preoccupazioni per quanto accade nel mondo, facilmente gli adulti tendono ad iper-proteggere i bambini. Anche la quantità di informazioni a cui abbiamo accesso, da un lato è indubbiamente un vantaggio ma, dall’altro, rischia di confonderci e disorientarci. In particolare, rispetto alla crescita dei bambini, la maggiore conoscenza del loro percorso educativo e della delicatezza dello stesso, porta frequentemente i genitori a preoccuparsi rispetto a possibili “traumi” quotidiani, instillando continui dubbi e timori.  L’iper-protezionismo così, prende il sopravvento, e rappresenta uno dei grandi mali del nostro tempo in ambito educativo. Paradossalmente, più desideriamo proteggere i bambini, più li mettiamo a rischio di non riuscire a sviluppare tutte quelle competenze ed abilità che servono per far fronte, in modo costruttivo, alle sfide della vita. Dobbiamo imparare a gestire le nostre ansie, le nostre paure, abbiamo bisogno di prenderci dei rischi e consentire ai bambini di fare lo stesso. Solo uscendo dal “divano” e sfidando se stessi, i piccoli di oggi potranno diventare, domani, adulti “efficaci”, in grado di scalare le montagne.
(Da “Percorsi formativi 0-6)

 
Bambini e animali
Il legame tra bambini ed animali è speciale, lo sappiamo. Per loro può rappresentare, fin da molto piccoli, una grande risorsa in tanti frangenti. Avere un animale domestico con cui relazionarsi può sostenere lo sviluppo infantile in molti modi. In particolare, tra le altre cose, il bambino può:
  • imparare ad essere empatico e sviluppare un senso di responsabilità nel prendersi cura del suo cucciolo, con un impatto positivo, anche sulla sua autostima;
  • beneficiare di minore stress e maggiore calma e tranquillità in quanto accarezzare  un animale ha un potente effetto calmante, grazie al rilascio di endorfine ed altri ormoni del benessere;
  • affrontare importanti passaggi di crescita come, riflettere sulla nascita, la morte ed altri processi (accoppiamento, invecchiamento, malattia);
  • sviluppare in modo più ricco il proprio linguaggio: i bambini parlano ed a volte persino leggono ai loro animali.
In molte situazioni emotivamente intense, poi, il proprio animale domestico può letteralmente fungere da figura di attaccamento per il bambino, il quale può trovare in lui rassicurazione e conforto.
(Silvia Iaccarino)
 
 
Ogni bambino è diverso
Quando è nata mia figlia, la persona che più mi ha aiutata e che mi ha dato forza è stato mio figlio più grande che allora aveva 2 anni. Mi abbracciava, mi faceva sentire che aveva bisogno di me ma anche che lui c’era e che bisognava andare avanti. Mi ha dato forza il suo modo di rapportarsi con la sorellina: è stato il primo capace di prenderla in giro e, dire, che le ha insegnato a stare al mondo più della sua mamma. Per molto tempo ho sentito che dovevo proteggerla mentre suo fratello l’ha accompagnata insegnandole a fare cose che come madre io non riuscivo, prima fra tutte a misurarsi,ad armi pari, con i bambini della sua età. Una cosa che anche se sei Down, prima o poi, devi affrontare se vuoi diventare grande. Quando la piccola ha compiuto il suo primo anno c’è stato un altro incontro molto bello con le educatrici del nido che hanno dato a tutti noi un aiuto decisivo perché sono state capaci di farci vedere possibilità che noi genitori ancora non riuscivamo ad apprezzare. C’è proprio bisogno di qualcuno che ti apra lo spiraglio, che non ti faccia vedere solo le difficoltà ma che ti accompagni a vedere i progressi di tuo figlio. Ancora oggi che Chiara ha quasi 20 anni non finirò mai di ringraziarle tutte per come sono riuscite a star i vicina nei due bellissimi anni trascorsi insieme.
(Una mamma da Mondo 0-3)


Benvenuti in olanda
Mi hanno chiesto spesso di descrivere l’esperienza di allevare un figlio con una disabilità, per cercare di aiutare la gente che non ha vissuto questa esperienza unica a capirla, ad immaginare come ci si sente. E’ come… Quando stai per avere un bambino, è come pianificare una favolosa vacanza in Italia. Compri grandi quantità di guide e fai i tuoi progetti meravigliosi. Il Colosseo. Il David di Michelangelo. Le gondole a Venezia. Puoi imparare qualche frase utile in Italiano. E’ tutto molto eccitante.
Dopo mesi di attesa impaziente, il giorno finalmente arriva. Prepari i tuoi bagagli e parti. Parecchie ore più tardi l’aereo atterra. Lo steward arriva e dice “Benvenuti in Olanda”. “Olanda?!” dici. “Che vuol dire Olanda?? Io avevo prenotato per l’Italia! Io avevo creduto di essere in Italia. Per tutta la vita ho sognato di andare in Italia.”
Ma c’è stato un cambiamento nel piano di volo. Sono atterrati in Olanda e là devi stare.
La cosa importante è che non ti hanno portato in un posto orribile, ripugnante o indecente, invaso dalle pestilenze, dalla fame e dalla malattia.
E’ soltanto un posto diverso. Così devi uscire e comprare una nuova guida. E devi imparare da zero un nuovo linguaggio. E incontrerai persone che non avresti mai conosciuto. E’ solo un posto diverso. C’è un’andatura più lenta che in Italia, meno impetuosa che in Italia. Ma dopo che sei stato lì un po’ di tempo e riprendi fiato, ti guardi intorno e cominci a notare che l’Olanda ha i mulini a vento…e … l’Olanda ha i tulipani. L’Olanda ha anche Rembrandt.
Ma tutti quelli che conosci sono occupati ad andare e venire dall’Italia… e si vantano del periodo meraviglioso che hanno vissuto lì. E per il resto della tua vita, tu dirai “Sì, era quello il luogo dove io avevo creduto di andare. Quello era ciò che avevo pianificato.”
Ed il dolore per questo mai, mai, mai, mai andrà via… perché la perdita di quel sogno è una perdita molto, molto significativa. Ma…se trascorri la tua vita rimpiangendo il fatto che non sei andato in Italia, non potrai mai essere libero di provare gioia per le cose molto speciali e incantevoli che offre l’Olanda.
(Emily Perl Kingsley)

 
 
L’amore e gli altri...
C’era una volta un’isola dove vivevano tutti i sentimenti ed i valori degli uomini: il Buonumore, la Tristezza, il Sapere... Così come tutti gli altri, incluso l’Amore. Un giorno venne annunciato ai Sentimenti che l’isola stava per sprofondare, allora prepararono tutte le loro navi e partirono. Solo l’Amore volle aspettare fino all’ultimo momento. Quando l’isola fu sul punto di sprofondare, l’Amore decise di chiedere aiuto. La Ricchezza passò vicino all’Amore, su una barca lussuosissima e l’Amore le disse: “Ricchezza mi puoi portare con te?”. “Non posso, c’è molto oro ed argento sulla mia barca e non ho posto per te”. L’Amore allora decise di chiedere all’Orgoglio, che stava passando su un magnifico vascello: “Orgoglio, ti prego, mi puoi portare con te?”. “Non ti posso aiutare, Amore, - rispose l’Orgoglio -, qui è tutto perfetto, potresti rovinare la mia barca”. Allora l’Amore chiese alla Tristezza, che gli passava accanto : “Tristezza, ti prego, lasciami venire con te”. “Oh Amore – rispose la tristezza – sono così triste che ho bisogno di andare sola”. Anche il Buonumore passò di fianco all’Amore ma era così contento che non sentì che lo stava chiamando. All’improvviso una voce disse: “Vieni Amore, ti prendo con me”. Era un vecchio che aveva parlato. L’Amore si sentì così riconoscente e pieno di gioia che dimenticò di chiedere il nome al vecchio. Quando arrivarono sulla terraferma, il vecchio se ne andò. L’Amore si rese conto di quanto gli dovesse e chiese al Sapere: “Sapere, puoi dirmi chi mi ha aiutato?”. “E’ stato il Tempo” – rispose il sapere. “Il Tempo? – si interrogò l’Amore – Perché mai il Tempo mi ha aiutato?”. Il Sapere, pieno di saggezza, rispose: “Perché solo il Tempo è capace di comprendere quanto l’Amore sia importante nella vita”.
(M. Martello “Intelligenza emotiva e mediazione”)
 
 


Le famiglie

Alcune famiglie sono grandi. Alcune famiglie sono piccole.

Alcune famiglie sono dello stesso colore. Altre sono di colori diversi.

In alcune famiglie si vive vicini. In altre si vive lontani.

In alcune famiglie i fratelli hanno mamme e papà diversi.

Alcune famiglie adottano i bambini.

Alcune famiglie hanno due mamme o due papà.
Altre hanno un solo genitore invece di due.

Alcune famiglie sono tranquille. Altre sono rumorose.

Alcune famiglie amano essere pulite. Altre un po’ meno.

Alcune famiglie vivono in una casa tutta per loro.
Alcune famiglie dividono la casa con altre famiglie.

Tutte le famiglie amano abbracciarsi.
In tutte le famiglie l'unione fa la forza.

(Il Libro delle famiglie di Todd Parr)

Copertina del Libro delle famiglie di Todd Parr

Il sasso

La persona distratta vi è inciampata.
Quella violenta l’ha usato come proiettile.
L’imprenditore l’ha usato per costruire.
Il contadino stanco invece come sedia.
Per i bambini è un giocattolo.
Davide uccise Golia.
E Michelangelo ne fece la più bella scultura.
In ogni caso, la differenza
non l’ha fatta il sasso, ma l’uomo.
Non esiste sasso sul tuo cammino
che tu non possa sfruttare
per la tua propria crescita.
(Anonimo)

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